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Caporali si nasce

Generico maggio 2024

Mentre insinuo che l’arroganza e la presunzione connotano la modalità relazionale tipica di chi esercita potere, ne offro un esempio attuale (lo sono tutte le opere di genio del passato) col film del 1955, “Uomini o Caporali”. Merita un cenno, in proposito, l’episodio in cui il protagonista, dinanzi al medico che lo pensa matto e lo vuole rinchiudere in manicomio, si dichiara convinto che caporali si nasce. E che questi caporali nati, appena se ne presenta l’occasione, non vedono l’ora di spadroneggiare sugli altri e di abusare del proprio potere.

Prendendo spunto dall’ esempio, l’esercizio arrogante del potere non di rado riassume, nell’ impersonificazione umana, esattamente un tono e una veste da caporale: non a caso ciò  produce  soprusi e a manifesta, nei  confronti dei subalterni, prepotenza e sopraffazione.

Ne discende, ahinoi, un risaputo quadro d’ insieme storico che tal quale si ripresenta nell’ esercizio individuale del potere ai giorni nostri, ancorché mimetizzato sotto la forma demolatrica.

Trattasi, in questo caso, di una forma di potere non spettacolare, una forma opportunamente mascherata e impercepita in fase di pubblica esposizione e che, menzionando liberamente Max Weber, si può definire sinteticamente come la possibilità-volontà di dilettarsi nel prevaricare, a proprio uso e consumo.

Una brama inesausta di potere & volontà di dominio, commista non di rado e provocata in qualche misura dalla consapevolezza personale della propria incompetenza, in presenza della quale “l’ io persiste come un occupante abusivo della coscienza” (cit. Gilles Deleuze).

Da questo punto di vista, l’ identità io-caporale prevede, come logico e naturale esordio, del munirsi di un’armatura di malcelata tracotanza, giusto a compensare l’ evidente inadeguatezza.

In ultima analisi, abusi & soprusi sono la comfort zone in cui il potere comodamente si colloca: il luogo ideale in cui l’ io-caporale può finalmente sfogare sugli altri le proprie originarie immutate frustrazioni.

 

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