È giunto il momento di assumere oggi la responsabilità politica di denunciare i fatti storici per come sono effettivamente avvenuti, di condannare quell’episodio che, alla luce di ricostruzioni storiche attendibili, non aveva il compito di colpire installazioni militari, ma può invece essere classificato come “moral bombing”, aveva cioè lo scopo di terrorizzare la popolazione civile e non fu determinante per la liberazione del Tigullio dall’occupazione tedesca.
È importante che la cittadinanza e i giovani sappiano che se Chiavari non subì ulteriori distruzioni e vittime innocenti fu ad opera degli uomini e delle donne della Resistenza. In particolare del ruolo svolto dal Comandante della Divisione Coduri “Virgola” che, quando il 24 aprile 1945, dopo che il comando tedesco comunicò al vescovo di Chiavari l’intenzione di distruggere la città se i partigiani non si fossero ritirati, rifiutò decisamente di aderire alla richiesta nazista. Così come dopo poche ore, quando le truppe alleate, oggetto dei colpi di cannone inferti dalla postazione tedesca in località Le Grazie, informarono il comando della Coduri della decisione di bombardare le linee nemiche, cioè la città di Chiavari, con un attacco aereonavale che avrebbe determinato una vera distruzione, il comandante “Virgola” chiese agli alleati ventiquattro ore di tempo per condurre un’azione con le formazioni partigiane impegnandosi a liberare la città. Questo compito fu affidato a Paolo Castagnino “Saetta”, comandante della Brigata Longhi, che sotto il fuoco nemico riuscì ad entrare a Chiavari, liberandola il giorno dopo. Era il 25 aprile 1945!
Oggi che la guerra è tornata di un’attualità sconcertante ed entra nelle nostre case non solo attraverso gli schermi dei media, ma anche per le condizioni economiche che essa impone in termini di aumento delle spese militari e tagli alle spese sociali, noi vogliamo riflettere sul significato di questo episodio, ribadire che non esistono “bombe intelligenti” e che la guerra è un gioco che non consente a nessuno di vincere, “l’unico modo di vincere è non giocare”.
Saremo presenti il 12 maggio in piazza Roma, alle 9.42, l’ora in cui iniziarono a cadere le bombe, davanti alla lapide che non dice, per dire noi, commemorare le vittime e chiedere alla cittadinanza una ferma condanna di tutte le guerre.