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Rapallo: “Presenza di disabili in classe, stimolo per tutti gli allievi”

Generico aprile 2024
Giacomo Daneri

Da Giacomo Daneri, già dirigente scolastico Istituto comprensivo Rapallo

Il generale Vannacci, tra le altre proposte riportate dalla stampa, ha ipotizzato classi separate per
disabili.
Il generale non è molto originale: le classi differenziali furono introdotte in Italia dagli anni Sessanta
del secolo scorso e abolite dalla Legge 517 del 1977.
Il generale non è molto aggiornato: la letteratura in materia è pressoché unanime nel riconoscere che
uno dei principali ostacoli all’inclusione è proprio quello sociale, per cui l’inserimento di studenti con
disabilità nelle classi regolari costituisce stimolo per loro e per gli altri allievi.
Sono stato dirigente scolastico per dieci anni: ho avuto nella scuola da me diretta decine se non
centinaia di allievi con disabilità.
Vorrei capire se il generale avrebbe il coraggio (forse lui utilizzerebbe termini più mascolini) di guardare
negli occhi questi ragazzi e i loro genitori e di ripetere quanto affermato.
Ne “Il buio oltre la siepe”, Harper Lee affronta l’argomento mettendo in bocca al protagonista Atticus
Finch alcune parole che devono spiegare a suo figlio che cosa sia il vero coraggio: “Aveva (la signora
Dubose – nds) le sue idee sulle cose, idee molto diverse dalle mie, forse. Figliolo ti ho detto che anche
se tu non avessi perso la testa, quel giorno ti avrei mandato ugualmente da lei. Volevo che tu
imparassi una cosa da lei: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia
rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima
ancora di cominciare e cominciare ugualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. È raro
vincere in questi casi, ma qualche volta si vince. La signora Dubose ha vinto. È morta come voleva
morire, senza essere schiava nè degli uomini nè delle cose (era malata e aveva rifiutato di prendere
medicine per alleviare il dolore – nds). Era la persona più coraggiosa che io abbia conosciuto”.
Il vero coraggio, signor generale, non è il suo: è il coraggio di questi ragazzi e dei loro genitori.
Spero che la gente se ne ricordi, se e quando andrà a votare.

 

 

 

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