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Cinque Terre: ancora sulle tariffe ferroviarie, gli utili e il Consiglio di Stato

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Dal Comitato delle Associazioni delle Cinque Terre

“In re ipsa”. Assistiamo quotidianamente ad esternazioni da parte del governatore di Regione Liguria o
del suo assessore al turismo che ormai assomigliano alla ripetizione zoppicante della solfa di un disco rotto. Ancora una volta è necessario fare chiarezza affinché le boutades da commedia di terz’ordine restino tali.
In primis ribadiamo con forza che le tariffe ipertrofiche applicate scelleratamente sul segmento ferroviario delle Cinque Terre non riguardano esclusivamente i turisti, come il governatore ed il suo assessore continuano ostinatamente a dichiarare ma colpiscono, indiscriminatamente, tutti coloro che non risiedono in Liguria e che magari alle Cinque Terre sono legati per gli affetti o anche per il lavoro.
Quest’ingiustizia sociale è condannabile al pari della narrazione che giustifica gli sconti agli studenti liguri o agli sparuti residenti del comprensorio dove le tariffe del trasporto pubblico locale sono le più care del mondo, con gli aumenti ingiustificati applicati dal 16 marzo u.s. – ricordiamo che le Regioni Campania, Lazio e Emilia Romagna hanno trovato le risorse per garantire la gratuità treno + bus per studenti da anni, e senza gravare per questo su un territorio specifico!
Ma veniamo ora alla parte più imbarazzante della canzonetta del “duo delle meraviglie”: “i ricavi non possono essere divulgati nel rispetto delle clausole di riservatezza” . Questa affermazione non è vera, e ad affermarlo ha provveduto la sentenza n 60/2021 del Consiglio di Stato che le Associazioni facenti parte del Comitato hanno visto pubblicare il 4 gennaio 2021, di cui riportino 2 stralci: “L’art. 5, comma 2, d.lgs. n. 33 del 2013 sul favore per le forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche consente l’accesso civico di qualsiasi cittadino, la cui legittimazione non è subordinata a uno specifico interesse, ma è in re ipsa; e i documenti richiesti inerivano a funzioni dell’ente rispetto alle quali i richiedenti potevano esercitare una capacità di influire” ed ancora: “Appare a dir poco improprio evocare segreti industriali e commerciali da non mettere a repentaglio in una situazione di concorrenza, solo che si consideri che qui si versa, di fatto, in una situazione pressoché monopolistica, per di più garantita per molti anni e in un territorio dove il traffico veicolare è forzosamente limitato per carenza e modestia delle infrastrutture stradali da condizioni naturali e non sostituibile dai servizi marittimi (che, pur esistenti, mai potrebbero costituire un’efficace sostituzione della linea ferroviaria, per la natura limitata dell’offerta e la loro stagionalità)”.
Spiace che il governatore, o chi per lui, non abbia avuto occasione di dare una scorsa, anche veloce, a questo importante pilastro giurisprudenziale, si sarebbe potuta evitare una affermazione assolutamente contraria ai principi di legge italiani ed europei ed una così imbarazzante figuraccia.
Ma come ben si sa spesso la predisposizione al ridicolo risiede “in re ipsa” e così sia.

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