Rapallo: evviva la fraternità (anche in campagna elettorale) - LevanteNews
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L'incontro con padre giuseppe riggio

Rapallo: evviva la fraternità (anche in campagna elettorale)

Generico marzo 2024

“Fratelli tutti?” Chissà. C’è una folta rappresentanza di personaggi della vita pubblica rapallina fra i tanti convenuti alla Casa della Gioventù. L’occasione è data dall’incontro con Padre Giuseppe Riggio  – sacerdote, gesuita, esperto di diritto ed economia, direttore della rivista “Aggiornamenti Sociali” –  sull’enciclica papale dedicata a uno dei grandi valori dimenticati del nostro tempo. La fraternità, appunto.

Introdotto da Don Jacopo De Vecchi, l’evento – “un’iniziativa diocesana”, precisa il parroco di Sant’Anna – cala con ficcante puntualità su una campagna elettorale dai toni non sempre distesi. I prossimi giorni diranno se le parole di Padre Riggio avranno contribuito ad orientare il discorso pubblico verso un ideale di “buona politica” che il gesuita sviscera muovendo da quella che, nella visione di Papa Francesco, è una “parola profetica, che non descrive lo stato presente ma ciò verso cui dobbiamo tendere”. La fraternità, appunto.

“Dobbiamo riconoscere il legame che ci unisce perché nessuno si salva da solo”, argomenta Riggio ricalcando la vis polemica del Papa sia contro una visione individualista e neoliberale che esalta l’egoismo del singolo, sia contro una prospettiva neotribale e populista che sottolinea l’egoismo dei gruppi.

Grande il lavoro che il cristiano  ha di fronte a sé, dunque, perché la fraternità è un “un cantiere che deve costruire fondamenta al di fuori della cultura dominante”. E deve farlo senza che lo Stato possa disciplinarla per legge, come accade invece con la libertà e l’uguaglianza, gli altri due grandi caposaldi della modernità. “Ma la libertà senza fraternità è la libertà dell’uomo solo e l’uguaglianza, senza fraternità, è l’uguaglianza dei pochi”. Si scivola via via verso le radici della nostra civiltà, che affondano nella grecità e nelle parole di Aristotele sull’amicizia sociale, “ciò che tiene insieme le città e spinge a preoccuparsi della giustizia”. La fraternità, appunto.

L’apologia finale è a beneficio del dialogo, che nasce dalla fatica dell’ascolto e non dal bisogno di sopraffare l’interlocutore. L’invito rivolto alla politica è quello di uscire dalla polemica tipica delle “piazze digitali” che riduce la dialettica a monologhi in contemporanea, a riscoprire persino il silenzio e a radicarsi nell’autenticità. È la premessa per tendere al “bene comune”, ossia alla “perfezione”, alle cose come possono essere, fine ultimo della buona politica, ultimo argine alzato contro il dominio dei potentati economici o contro la minaccia del caos.

“La politica è visione, non semplice amministrazione dell’ordinario – conclude Riggio – E’ sognare ciò che possiamo diventare. Come? Occupandoci della fragilità. Buona politica è questo: occuparsi dei più fragili”. La fraternità, appunto.

Generico marzo 2024