'Santa': il poeta Carlo di Francescantonio premiato a Roma - LevanteNews
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Vincitore della xvii edizione di ritratti di poesia

‘Santa’: il poeta Carlo di Francescantonio premiato a Roma

Generico marzo 2024

La Poesia è l’ultima frontiera del dicibile, il linguaggio residuale che insorge come un bisogno quando ogni altro stile espressivo, a partire da quello logico e filosofico, cede il passo al silenzio. E’ anzi l’ultima parola che può esser detta prima di tacere, sedersi sul bordo della vita e aspettare che altri eventi rendano nuovamente necessaria la scrittura.

Carlo di Francescantonio è un poeta, non solo perché pubblica poesie da molti anni, ma perché la poesia è il modo privilegiato attraverso cui ha scelto di essere-nel-mondo. I suoi versi sono liberi, ed è una libertà che eccede il tratto  stilistico. Puntano dritti all’essenza. Per questo si ficcano senza indugio nella carne e illuminano gli abissi dell’anima quando si tratta di “dire” l’amicizia. E, ancor più in profondità, la perdita dell’amico.

Nel 2022 il 47enne originario di Santa Margherita raccontava a Levantenews una delle sue ultime iniziative editoriali, concertata con Mirko Servetti: “Il carico umano”, breve raccolta intimista, sussurrata, di 15 poesie scritte a 4 mani. Di Servetti sono gli haiku introduttivi e, in due casi, finali. Di di Francescantonio i versi liberi. “Il carico umano – diceva allora Carlo – è un inno alla prova di forza che si deve sostenere per sopravvivere all’assurdo”.

Oggi Mirko non c’è più, almeno nella forma propria ai giorni terreni (non necessariamente terrestri). I versi a lui dedicati sono stati riconosciuti degni di vincere la XVII edizione di “Ritratti di poesia”, evento romano che il 15 marzo vedrà sul palco più di 40 autori da tutto il mondo, fra cui lo spagnolo Manuel Vilas e l’ucraina Oksana Stomina. Venticinque incontri nell’arco di dieci ore consecutive fra dialoghi, letture e confronti con altri segmenti del mondo dell’arte.

Ecco la poesia premiata dalla Giuria, ma sarebbe meglio dire “riconosciuta” come miracolosa sopravvivenza della Parola umana all’assurdità del vivere e del morire.

Il vetro

per Mirko Servetti

quanti giorni terreni, Mirko,
senza essere terrestri.
La fame del verso, la porta
della vita che sbatte.
È sempre tutto un poco
che adesso diventa niente
eppure è qualcosa che resta
nel tempo che lasciamo
dietro il vetro, la finestra