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Familiari e anpi esclusi dalla cerimonia

Lavagna: la Biblioteca dedicata all’eroico “Giovanni Serbandini Bini” compie 30 anni

Generico febbraio 2024

Dall’Anpi di Lavagna

“questo abbiamo fatto
e questo resterà
luminoso come il sole
sulle foglie del monte”

Queste le parole della poesia di Giovanni Serbandini che forse, più delle altre, riassume emblematicamente l’esperienza della Resistenza.

Bini fu il nome che scelse durante la Lotta di Liberazione e che non verrà trascritto fra virgolette, perché Bini fu aggiunto al cognome originario con Decreto del Presidente della Repubblica nel 1970.

A Giovanni Serbandini Bini, il 19 febbraio 2005, fu intitolata la Biblioteca del comune di Lavagna, di cui quest’anno ricorrono i 30 anni dall’inaugurazione nell’attuale sede del Palazzo della Cultura e della Memoria in Piazza Ravenna. La scelta era quella di assegnare a quel luogo il nome di una delle figure più rappresentative della lotta di liberazione dal nazi-fascismo, e non fu casuale perché nelle biblioteche si custodiscono libri, documenti e testimonianze, mentre le dittature bruciano i libri, perché si vuole tacere per sempre voci di testimoni scomodi e l’odio per i libri anticipa in ordine temporale la soppressione della libertà.
Per tutto questo, ci rammarica apprendere dalla stampa locale che proprio per la ricorrenza del trentennale, né i familiari né la locale sezione ANPI siano stati invitati alla celebrazione.

Per fare sì che la memoria non diventi un banale esercizio di retorica, proprio in questa occasione sarebbe stato importante aver ricordato la principale figura che ha dato il nome alla Biblioteca comunale.

Quale migliore scelta per fare ciò se non attraverso il vivo ricordo dei familiari di Bini?

Non potendolo fare nella sua sede naturale, con la presente, vorremmo tracciare qui i principali aspetti della vita di Giovanni Serbandini Bini:

Nacque a Chiavari il 16 agosto 1912, negli anni ’33-34 (in piena dittatura fascista) da studente universitario, aderì ad un gruppo antifascista che si era formato a Chiavari attorno a Giovan Battista Canepa e ad Amedeo Ugolini, lì iniziò le prime esperienze poetiche letterarie.
Il gruppo di intellettuali diede vita anche ad una rivista “L’Italia giovane” che non passò inosservata alla polizia fascista che la soppresse, ma l’opera di propaganda e di organizzazione politica venne comunque portata avanti, entrando a far parte dell’organizzazione clandestina comunista.

Per questa attività Serbandini fu processato dal Tribunale speciale e condannato a 4 anni di carcere a Regina Coeli e poi a Castelfranco Emilia.
Dopo l’8 settembre fondò la banda “Cichero”, l’embrione della futura Divisione con ai vertici due uomini culturalmente diversi, opposti per ideologia, Bini comunista, “Bisagno” cattolico, uniti dall’identico rigore morale e dalla carica di amor patrio che li affratellava al di là di ogni differenza.
Ormai Bini era segnalato dal capo dei fascisti di Chiavari Vito Spiotta come un “pericoloso comunista” e un capo banda di formazioni di ribelli operanti nella zona di levante.
Nonostante fosse fortemente impegnato nella vita nel distaccamento partigiano, a Bini fu affidata la responsabilità della stampa del giornale clandestino “il Partigiano”.

A guerra ultimata divenne direttore dell’edizione ligure de l’Unità, rimanendone a capo per 6 anni, divenne componente del Comitato Nazionale dell’ANPI nel 1947 fino a diventarne vicepresidente Nazionale nel 1956, successivamente membro del Comitato di redazione del giornale dell’associazione partigiana “Patria Indipendente”.
Nel 1948 fu eletto per il partito Comunista alla Camera dei Deputati, rieletto poi nel 1963.
Consigliere comunale di Lavagna dal 1965 al 1971.
Nel 1961 venne stampata “Poesie partigiane”, una raccolta di versi ed epigrafi ispirate a figure e fatti della Resistenza, incise su cippi, targhe e monumenti sparsi in Liguria.
Nel 1990 venne insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:

«Con indefessa rischiosa attività e incomprimibile entusiasmo, animatore e propagatore efficacissimo di fede patriottica e combattentistica clandestina nel “genovesato”, partecipava a tutte le numerose azioni offensive contro l’occupazione nazifascista, di una valorosa formazione partigiana. Univa all’azione di comando e partecipazione alle operazioni partigiane doti intellettuali di personale efficacia nell’ambito della sesta zona operativa ligure.»
— Liguria, 1º ottobre 1943 – 30 aprile 1945

 

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