Lavagna: Cristiano Senno, "Segno e colore. Un alfabeto personale" - LevanteNews
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Lavagna: Cristiano Senno, “Segno e colore. Un alfabeto personale”

Mercoledì 27 settembre, ha chiuso i battenti la mostra “Segno e colore. Un armonia sensibile”, personale del pittore lavagnese Cristiano Senno, ospitata al Porto di Chiavari negli uffici di Calata Ovest in banchina dallo scorso 8 settembre. E’ stata una mostra molto partecipata, che ha avuto un grande successo di pubblico e ha raccolto tanti apprezzamenti per l’artista. Motivi, questi, che hanno indotto gli organizzatori a prolungarne la durata di quasi una settimana in più. Cristiano Senno ha disegnato fin da bambino, quando aveva sempre la matita in mano pronta per eseguire uno schizzo. Sui diciott’anni ha conosciuto ad un corso tenuto a Lavagna il maestro Luigi Grande, il quale gli ha insegnato disegno e pittura, aprendogli le porte delle propria futura attività artistica. Un rapporto di reciproco confronto , stima e amicizia che dura da trent’anni. Nel 2012 Senno ha donato un proprio quadro alla Biblioteca di Lavagna e alla Biblioteca Cervetto al Castello Folzer di Genova, luoghi dove tuttora sono esposti. Nel 2017 è stato invece destinataria di una sua donazione l’amica Maria Flora Giubilei in veste di Direttrice dei Musei di Genova: cinque opere di Senno fanno ora parte delle collezione del Museo di Arte Moderna di Genova Nervi.

In quale occasione si è manifestato in te il talento per la pittura? “È successo durante la frequentazione dei corsi di Luigi Grande. Per un periodo avevo smesso di seguirli: un giorno mi ero messo a dipingere un autoritratto, una volta finito mostrai il lavoro a Grande che riconobbe le mie capacità e da lì sono partito”.

Come descriveresti il tuo stile? “È uno stile figurativo, io sento il bisogno di attenermi alla realtà. Quello che faccio proviene da tutto ciò che ho visto, dalla pittura che amo: Rembrandt, Velasquez, Tintoretto, Van Gogh, Luciano Freud, la scuola di Londra. Ho rielaborato questi stili e li ho trasmessi sulla tela”.

Come incisore quali tecniche usi e su quali supporti incidi? “Come tecniche ho iniziato con l’acqua forte, proseguendo con la punta secca, l’acqua tinta e la xilografia. Tranne che per la xilografia – per la quale anticamente si usava il legno mentre oggi il linoleum -, utilizzo lastre di metallo che vengono incise, messe nell’acido, inchiostrate e schiacciate sotto un torchio secondo un arte antichissima che risale a Goya”.

Come coniughi l’incisione con la pittura? “Sono un incisore – pittore, non un incisore puro. Attraverso il lavoro che ho fatto incidendo, la pratica del segno si è trasmessa anche alla mia attività pittorica di disegno”.

Quali sono i soggetti dei tuoi quadri? “I volti, i corpi, le persone e il mare. Sono molto legato alla foce dell’Entella, che dal mio punto di vista non è un luogo, perché per me i paesaggi, le marine sono anch’essi ritratti, tecnicamente ed emotivamente è come se ritrasse una persona”.

Spesso il mare è protagonista: ti senti particolarmente legato ad esso? “Molto, penso perché sono nato qua, con il mare sento un feeling speciale. Appena ho privato ad allontanarmene ne ho avvertito la mancanza”.

Quali tecniche usi? “Principalmente la pittura ad olio; in alternativa la tecnica mista (con terre e sabbia). Nei disegni principalmente carboncino”.

Quali sono stati i tuoi maestri? “Innanzitutto Luigi Grande, grazie al quale partendo da un disegno sono arrivato al mio primo quadro. È stato lui che mi ha fatto conoscere artisti del calibro di Edward Munch, Egon Schiller, Otto Dix. In seguito ho conosciuto il pittore genovese Luca Tardito – che mi ha insegnato l’arte dell’incisione; è grazie al suo insegnamento se sono entrato a far parte dell’Associazione Incisori Liguri – e Mario Rocca. Un altro pittore della nostra terra che non ho conosciuto di persona ma la cui opera e poesia mi accompagnano tuttora è Silvio Cassinelli, un artista tigullino purtroppo dimenticato e che un importante riconoscimento postumo dal critico genovese Gianfranco Bruno”.

A cosa si riferisce il titolo della mostra che si è appena chiusa presso gli uffici di Calata Ovest, “Segno e colore. Un accordo sensibile”? “Mi sono accorto non da molto tempo, e non succede sempre, che il segno e il colore diventano come un alfabeto, una scrittura personale. Verso la fine del lavoro capita talvolta che io senta come un’armonia tra il colore e il segno. Come un libro che ci appassiona e che non vorremmo che finisse, il lavoro purtroppo giunge al termine. E finché ci lavoro sento il quadro mio, una volta concluso non mi appartiene più, prende una vita propria appeso ad un muro in una cantina o in un museo”.

Che tipo di percorso era quello che accoglieva il visitatore alla mostra? “La mostra raccoglieva quadri ad olio e a tecnica mista e disegni a carboncino, aventi ad oggetti ritratti, autoritratti e paesaggi marini del Tigullio: Sestri Levante, Lavagna, Chiavari alla Foce dell’Entella”.