Chiavari: Serena Circella: "Sogno di esibirmi in un musical ideato e diretto da me" - LevanteNews
LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
I nostri artisti

Chiavari: Serena Circella: “Sogno di esibirmi in un musical ideato e diretto da me”

Serena Circella è una giovane trentenne, nata e sempre vissuta a Chiavari, eccetto per un breve di periodo di tre anni a Leivi, durante il quale è entrata in contatto con gli Artisti e artigiani dell’associazione “La Torre”, di cui fa parte dal 2011 e con cui ha mantenuto un legame forte. Un legame che sente molto stretto anche con il territorio, le sue origini e le sue radici. Portata fin da bambina a cantare, nel 2011 si iscrive ad una scuola di musica, che frequenta fino al conseguimento del diploma. Attraverso la musica acquisisce sicurezza, la aiuta a uscire dalla sua timidezza tanto che “si mangia il palco”, come lei dice. Nel frattempo coltiva anche la passione per la poesia e per la fotografia, che affianca alla musica in nome della serendipità, cioè la scoperta di qualcosa mentre stai cercando qualcos’altro. È quello che è accaduto a Serena, soprattutto con la fotografia: negli anni del Covid la musica si era dovuta un po’ fermare ed è rinata la passione per la fotografia che si era un po’ spenta. La serendipità è stata quella, trovare la fotografia in un momento di buio. Ma l’arte, come vedremo, ha sempre accompagnato Serena, sia nei momenti di buio che in quelli di luce. Serendipity è il suo nome d’arte e anche il nome del suo blog in costruzione (https://serendipitypmp.art.blog/) dove troviamo poesie, fotografie e aspettiamo registrazioni in studio o dal vivo.

La scoperta di cose belle in modo inaspettato è avvenuta con tutte le tre arti? “È avvenuta soprattutto con la fotografia, la poesia l’ho scoperta invece molto presto – ho iniziato a scrivere che avevo dodici/tredici anni e ho partecipato a concorsi, tra cui quelli dell’associazione “O Leûdo”di Sestri Levante -, l’ho coltivata per un po’ di anni, mi ha abbandonata e poi l’ho ritrovata. Non l’ho mai realmente persa perché nel frattempo saper scrivere poesie mi ha aiutato a scrivere canzoni. La fotografia è stato proprio qualcosa di inaspettato, mentre la musica è cresciuta in me più consapevolmente, facendo sì che l’abbracciassi a 360 gradi”.

In quale occasione hai cantato per la prima volta? “In un saggio della mia scuola di canto di Chiavari, “Il mio canto libero”, nel 2011”.

In cosa sono consistiti questi studi? “Ho studiato sei anni e ho preso il diploma, dopo il classico esame di teoria e una prova pratica consistita in un concerto ideato da me, su pezzo che ho scelto io. Quello è stato il mio primo vero banco di prova, anche di resistenza perché cantare è uno sforzo che richiede impegno fisico. Quello prima prova mi ha abituato a reggere una serata intera senza alcun problema, io andrei avanti fino al mattino. Il momento più brutto per me è quando finisce il concerto, mi rimane addosso una carica di adrenalina e di energia positiva che mi porto addosso anche nei giorni successivi e questo succede anche quando vado a sentire i concerti. È qualcosa che mi dà soltanto la musica”.

Cosa provi ascoltando la tua voce? “Sicurezza, libertà, espressione di me all’ennesima potenza e mi sento in comunicazione con tutto ciò che mi circonda, un tutt’uno con quello che mi attornia. Mi dà i brividi, sento la musica in maniera viscerale: per dire banalmente, ascolto la radio, mi parte il piede e inizio a battere il tempo”.

In quali generi musicali ti esibisci? “Di tutto, dal cantautorato italiano al musical, pezzi rock, pop, jazz. Molto inglese ma anche molta canzone italiana d’autore”.

Hai una canzone preferita? “Non ho una canzone preferita, vado molto a fasi. Diversi gruppi che mi hanno accompagnato e mi accompagnano tutt’ora, altri che hanno rappresentato delle fasi e che mi piace ogni tanto riascoltare. Di italiano Tiziano Ferro è secondo me un validissimo interprete e autore; a me piace molto anche il genere metal, in particolare la band dei Lacuna Coil, che hanno portato il metal italiano in tutto il mondo da oltre vent’anni. Poi a me piace tantissimo la musica degli anni Ottanta, quelle sonorità e anche la vita di quell’epoca, mi sarebbe piaciuto vivere una parte della mia vita. Comunque di tutto, avendo studiato anche un po’ di jazz, adoro andare a teatro sia a vedere i musical sia a teatro di posa, vado molto anche al cinema e mi concentro sulle colonne sonore. Insomma, non mi pongo limiti e non vedo una ragione per porseli, secondo me è tutta arte”.

Componi anche canzoni? “Scrivo i testi, sto lavorando anche sulla composizione ma finora non ho ancora registrato nulla. I temi sono in generale autobiografici, nascono in parallelo con le poesie: alcune poesie capisco che starebbero bene anche musicate e le trasformo in testi per canzoni. Sono ancora cose che non hanno visto una vera nascita, tutte cose inedite, custodite nei cassetti in attesa di essere pubblicate. Mi piacerebbe diventare una cantautrice”.

Dove ti esibisci? “Finora in poche occasioni. Ho fatto qualche collaborazione con “La Torre”, per la quale mi tornerò ad esibire il 4 novembre prossimo nello spettacolo, organizzato in collaborazione all’associazione culturale “L’Agave” di Chiavari, “Mettiamola sul comico parte 2”, che conclude la mostra “Artisti e artigiani a Leivi”. Mentre questo mese, il 23 settembre, canterò durante la premiazione del Premio di Poesia di Leivi. Ho suonato per due/tre anni in una band metal con altre ragazze tra Genova, Rapallo e Chiavari e mi sono esibita con la compagnia teatrale ai tempi della scuola. Esperienza sul palco ne ho, parliamo di tredici anni di gavetta alle spalle. Mancano ancora all’appello concerti da artista retribuita”.

La poesia e la fotografia sono passioni sullo stesso piano della musica? “All’inizio no, consideravo la musica quella principale. Poi col tempo sono cresciute fino quasi ad eguagliare la musica, che è ancora qualcosa di più perché sotto il profilo emotivo è per me una cura, mi fa stare bene. Però poesia e fotografia ci vanno molto vicine, probabilmente col tempo saranno sullo stesso livello. Finora le vivo in modo diverso, la musica mi libera di più, mi fa entrare più in connessione con il mondo. Né dalla poesia né dalla fotografia traggo una remunerazione. E nemmeno dalla musica, come dicevo. Chiaramente se fosse possibile introdurre un aspetto remunerativo punterei sulla musica, perché è il campo dove mi esprimo meglio. Io mi sentirei pienamente realizzata su un palcoscenico a cantare, a esibirmi in musical: sarebbe la forma d’arte in cui mi esprimerei al meglio. A dire la verità ho due sogni nel cassetto: esibirmi, cantando e recitando, in uno spettacolo ideato e diretto da me e vedere edite in un libro le mie fotografie e le mie poesie”.

Che cosa caratterizza le tue poesie? “Come le canzoni, le mie poesie sono molto autobiografiche, nascono principalmente da immagini, da foto che ho fatto e poi mi viene tutt’assieme in cinque minuti butto giù il componimento, la stesura è pressoché istantanea, difficilmente vado a rimaneggiarlo”.

E le tue fotografie? “La passione per la fotografia è nata intorno al 2010, forse proprio grazie ad ‘Artisti e artigiani a Leivi’. Sono una fotografa paesaggistica, vado a ricercare molto le forme che la natura va a creare, i dettagli e i contrasti, i chiaroscuri, infatti scatto sia a colori che in bianconero – spiega Serena -. Per me la fotografia è emozione, quando scatto fisso un momento che rivivo quando la vado a riguardare. Mi piace molto titolare le foto e accostarle alla poesia. Mi piace comunicare qualcosa, lasciando allo spettatore la sua libera interpretazione, con zero post produzione, proprio per cogliere l’attimo e cristallizzarlo com’è. Per questo uso semplicemente il mio smartphone. È in ultima analisi una valorizzazione dei paesaggi del nostro territorio, a cui sono molto legata. Nelle mie foto porto un po’ me stessa e miei diversi stati d’animo, tenebrosi o solari”.

Estasi

Petali dischiusi

Ai timidi raggi di sole…

Il battito accelera

di fronte allo stupore

che si cela in un risveglio

della torpitudine

che prima ammutoliva

ogni respiro

Estatico mi soffermo

Ad osservare nel profondo

del mio abisso