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Chiavari: Ordinazioni Diaconali, l’omelia del vescovo Devasini

Generico dicembre 2022

Da don Luca Sardella, direttore Ufficio per le Comunicazioni sociali portavoce della Diocesi di Chiavari

Nel pomeriggio della Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, due Seminaristi, Emiljano Malia e Fabio Torri, sono stati ordinati Diaconi per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del Vescovo diocesano, mons. Giampio Devasini.

Nella serata di ieri si è svolto nella Cattedrale di Nostra Signora dell’Orto un momento di preghiera guidato dalla Comunità del Seminario con le testimonianze sul tema del servizio di Egle Folgori, presidente dell’Anffas Tigullio Est, di Paolo Viacava dell’Operazione “Mato Grosso” e di Marco Salivetto, catechista della Parrocchia di Sant’Anna di Rapallo e volontario della Comunità di Sant’Egidio.

“Se è vero che tutti i battezzati sono chiamati e abilitati a servire (si parla, al riguardo, di ‘diaconia diffusa’), è però anche vero che i vescovi, i presbiteri (cioè i preti) e i diaconi sono chiamati e abilitati ad assumere una funzione particolare al servizio della Chiesa di Gesù e della sua missione – ha detto il Vescovo Devasini -. Cari Emiljano e Fabio, ora e nei giorni che verranno vi accompagni la nostra preghiera al Signore e l’assicurazione della nostra disponibilità a camminare insieme con voi perché il vostro servizio possa essere sempre abitato dalla gratitudine, dalla gratuità e dalla gioia. La gratitudine perché il servizio non si riduca a servitù autoreferenziale, lamentosa, acida,
affannosa e infeconda. La gratuità e cioè il non cercare l’utile proprio. La gioia che scaturisce dal servire alla gioia altrui”.

***

L’omelia pronunciata questo pomeriggio in Cattedrale dal Vescovo Devasini durante la Liturgia dell’Ordinazione.

Cari fratelli e sorelle,
sento il cuore colmo di gioia e di riconoscenza per il dono grande e singolare che viene oggi fatto alla Chiesa che è in Chiavari.

Sono confuso, sorpreso, riconoscente al Signore perché attraverso le mie povere mani che si poseranno sul capo di Emiljano e su quello di Fabio si realizzerà l’effusione dello Spirito santo che li renderà diaconi e cioè servi dei fratelli e delle sorelle della comunità ecclesiale chiavarese. È questa la ricchezza del dono che stanno per ricevere Emiljano e Fabio. Dono straordinariamente grande che raggiunge la pochezza dell’umana fragilità. Insieme preghiamo per rinnovare gratitudine immensa al Padre, per ribadire fedeltà totale al Figlio, per accogliere in pienezza l’amore di Dio riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato (cfr Rm 5,5), amore che solo ci comunica luce e forza per amarci gli uni gli altri come Gesù ci ha amati.

Volgiamo ora la nostra attenzione alla Parola di Dio che ci è donata in questa solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Stiamo celebrando la memoria di un evento: il Padre ha preparato in Maria di Nazaret una degna dimora per il suo Figlio. Celebriamo, insomma, un incontro, un rapporto, una relazione. Maria, nella liturgia odierna, appare quale icona dell’incontro tra Dio che fa grazia e l’essere umano che aderisce fiduciosamente al suo amore e si rimette
totalmente nelle sue mani.

Cari fratelli e sorelle, rileggiamo, alla luce di quanto la Parola ci ha detto, la promessa che tra poco Emiljano e Fabio pronunceranno mettendo le loro mani tra le mie mani: quella del filiale rispetto e dell’obbedienza a me e ai miei successori. In tale promessa si rinnova misteriosamente il gesto dell’Obbediente, del Cristo servo: “Ecco, io
vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7; cfr Sal 40,7-9; 1Sam 15,22); in tale promessa si rinnova il fiducioso “sì” di Maria di fronte al progetto di vita che le viene proposto.

Sta qui, cari Emiljano e Fabio, sta in questa totalità della consegna consapevole, libera, fiduciosa e generosa della vostra vita al servizio del Regno di Dio ogni premessa e fondamento della fecondità del ministero che oggi vi viene affidato dal Signore attraverso la Chiesa. Non abbiate paura: il Signore che ha iniziato in voi la sua opera la
porterà a compimento.

Cari Emiljano e Fabio, che state per diventare diaconi, voi, ripeto, siete un grande dono per la nostra amata Chiesa chiavarese. Nell’antico inno dell’Ave Maris Stella si chiede a Maria: “profer lumen caecis, dona la luce ai ciechi”. Ecco, voi, come Maria, potrete dare una mano a Dio aiutandoci a custodire la luce, innanzitutto attraverso l’annuncio della Parola. Luce per aprirci umilmente a Dio senza porre condizioni o avanzare pretese, ma semplicemente consegnandoci a lui; luce per mantenere viva la speranza anche nelle fatiche e nelle sofferenze che ogni vita immancabilmente porta con sè; luce per scorgere nella realtà e negli altri dei doni di Dio; luce per vedere le tante
povertà che ci circondano, lontane e vicine: drammi affettivi, necessità materiali, malattie del corpo e dell’anima, ricerche spirituali che attendono, a volte invano, un accompagnamento e l’elenco potrebbe continuare a lungo. E ovviamente non basta vedere, ma, come il buon samaritano, occorre provare compassione, farsi vicino, prendersi cura (cfr Lc 10, 33-34).

Cari Emiljano e Fabio, nel sacramento dell’ordine riceverete la forza per incardinare la vostra vita sul perno del servizio. Certo, servire è compito di tutti i battezzati: ma voi da oggi ne farete il centro, il motivo – insieme all’annuncio della Parola che salva – del vostro ministero. Sì, sarete “custodi del servizio”, come papa Francesco
ama definire i diaconi. Nelle comunità alle quali siete inviati, sarete chiamati ad essere sentinelle che vigilano sul servizio – soprattutto a favore dei più svantaggiati –, lo testimoniano e lo richiamano a tutti gli altri: così e solo così sarete fedeli al dono ricevuto, così e solo cosi sarete il sale della terra e la luce del mondo (cfr Mt 5,13).

Permettetemi di concludere con una preghiera recentemente composta da una Caritas diocesana e che dice così:

Nessuno sia al buio, Signore,
in queste lunghe notti dell’inverno dell’anima,
dell’inverno del mondo.
Nessuno al buio, per chi non ha luce in casa
Nessuno al buio, per chi si sente senza futuro
Nessuno al buio, per chi è perso nel male
Nessuno al buio, per chi è vicino alla morte.
Neanche io al buio,
aiutami a togliere le mani dagli occhi
e mentre le offro agli altri vedere la luce del bene.
Neanche io al buio,
donami quella luce apparsa a Betlemme
che libera dalla paura e fa ancora sognare.
Vieni Signore,
accendi il mio cuore
e io possa accendere quello degli uomini

Cari Emiljano e Fabio, Dio vi benedica, la Vergine Maria vi accompagni.

 

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