Camogli e una scuola in Burkina Faso; il sogno di Clementina è diventata realtà - LevanteNews
LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
E' intitolata a renzo bez

Camogli e una scuola in Burkina Faso; il sogno di Clementina è diventata realtà

Mercoledì 17 alle ore 21 nel ridotto del Teatro Sociale di Camogli ci sarà la proiezione di un documentario che spiega i rapporti tra la comunità camogliese e la scuola africana

Generico agosto 2022

Da qualche giorno è presente nel nostro territorio Mankenda Kumonidioko per tutti semplicemente Clementina. Molti la conoscono per il suo legame con Renzo Bez, indimenticabile musicista e insegnante capace di attrarre l’affetto e la stima di molti amici, collaboratori, colleghi, studenti ed ex studenti. Decine e decine di persone che hanno sostenuto lui e la sua famiglia durante la malattia di Renzo, alternandosi giorno e notte in turni per curare, leggere, suonare, cucinare, in una parola mettere a disposizione il proprio tempo. Alla fine di questo percorso di grande intensità emotiva, sua moglie Silvia ha raccontato la loro storia di vita in un libro intitolato “L’uomo dal cuore bambino” e Clementina ha intitolato proprio a Renzo Bez una scuola in Burkina Faso.

Vuoi parlarci di te e del motivo che ti lega a Camogli? “Mi presento: sono Mankenda Kumonidioko (Clementina per gli italiani) di origine congolese e di nazionalità italiana, e sono la fondatrice della Garderie Sociale Renzo Bez in Burkina Faso. La Garderie Sociale è intitolata al vostro caro concittadino Renzo Bez che ne è stato il primo finanziatore ed entusiastico sostenitore, ma ha ricevuto l’aiuto di tutta la comunità di Camogli.
La moglie e gli amici di Renzo, la parrocchia e il gruppo del Dragun mi hanno accolto nelle loro case e nei loro locali, hanno raccolto oggetti per la scuola e offerte in denaro… in poche parole mi hanno fatto sentire a casa!”.

Come hai conosciuto Renzo Bez? “Ho conosciuto Renzo Bez casualmente in treno. Stavo andando a Torino con un carico di oggetti africani  da vendere per realizzare il mio progetto, il treno era strapieno perciò mi sono sistemata in uno scompartimento già prenotato. Più  tardi è  arrivato un gruppo di ragazzi,  dovevano fare un concerto e hanno iniziato con le prove. Quando alla fine hanno chiesto se mi era piaciuto, ho risposto sinceramente di no perché  non avevo mai sentito niente del genere. Si sono messi a ridere, ma poi, chiacchierando del più e del meno, abbiamo parlato del mio progetto di creare una scuola dell’infanzia in Burkina Faso e Renzo mi ha consegnato una somma raccolta tra gli amici e il suo numero di telefono. Erano solo 200 euro ma questo suo gesto mi ha dato grande fiducia per realizzare quella che era solo un’idea nella mia testa”.

Quando è nata la scuola? “È nata abusivamente a casa mia nel 2009 quando ho accolto due ragazze cacciate di casa perché erano rimaste incinte, le ospitavo, nutrivo e cercavo di insegnare qualcosa. Fino a quando sono arrivata a ospitare una ventina di donne, e una quarantina di bambini ancora una cosa tutta fatta in famiglia. Infine ho presentato i documenti aiutata da un reverendo e nel 2011 ho avuto la licenza e tutto è diventato ufficiale e legale e sono andata avanti. Ho fondato la prima Garderie Sociale e le ho dato il nome di Renzo Bez perché i soldi che mi ha dato mi hanno dato la spinta per realizzare il mio sogno, prima nella mia casa e poi l’anno seguente ne ho affittato un’altra”.

Come è organizzata la scuola? “L’associazione ACP riguarda tutte le donne, ma per aiutarle bisogna partire prima di tutto dai bambini: in Africa ogni donna, anche una vecchietta di quasi 100 anni, ha sempre intorno dei bambini, quindi c‘è bisogno di trovare un posto dove sistemare i bambini per fare la formazione alle donne: alfabetizzazione, salute, formazione professionale per il commercio e altro. La Garderie Sociale è nata e poi nel tempo è cresciuta fino a ospitare centinaia di bambini dalla nascita agli 8 anni. Molti sono stati abbandonati alla nascita dalla madre, spesso anche lei poco più di una bambina, diversi  hanno handicap fisici, sono non vedenti e sordomuti che hanno particolare necessità di un ambiente sicuro e accogliente”.

Quali sono le condizioni di vita, in particolare delle donne nel tuo Paese? “In Africa, la vita di una donna non dipende da lei, a cominciare da quando è bambina ma anche quando diventa adulta. È molto difficile trovare delle famiglie che mandano le bambine a scuola anche solo per qualche anno. Dopo aver ricevuto un’istruzione molto limitata una bambina viene mandata via dalla sua famiglia, crede di andare da una zia o da uno zio e invece è destinata a un matrimonio con un uomo che ha già 20 o 25 anni e può trovarsi prima dei 15 anni a crescere un bambino, senza capire bene quello che è successo né saper gestire la famiglia. Le altre bambine a scuola non ci vanno neanche perché i genitori si chiedono perché spendere dei soldi per istruire una femmina quando poco tempo dopo andrà in un’altra famiglia, deve solo imparare a pulire la casa e a cucinare. Diventerà la prima o anche la seconda o terza moglie di un uomo maturo. Se l’uomo, che ha già più di 50 anni, viene a mancare questa ragazza di 13 14 o 15 anni si ritroverà sola con dei bambini. Questa è una grande sofferenza per una ragazza che io chiamo così ma in realtà  è già una donna perché gli uomini difficilmente prendono una donna che ha già avuto dei figli. Andrà in giro a mendicare per i suoi figli e li vedrà morire uno alla volta”.

La situazione è peggiorata con la pandemia? “Con la pandemia non ci sono stati tanti nuovi problemi, dato che il Burkina è un paese piuttosto isolato: non c’era neanche l’1 o il 2% di malati. Quello che ha cambiato le cose è stata la crisi dopo la pandemia: ora manca tutto, e le merci sono diventate più care specialmente la benzina”.

Sappiamo che con l’aiuto degli amici di Camogli hai fatto partire un container da Genova “Sì gli amici di Camogli, di Recco e dei dintorni hanno raccolto oggetti e soldi, hanno messo a disposizione il loro tempo per far partire un container per l’Africa. Non è stato facile neanche trovare un container durante la pandemia, ringrazio tutti quelli che hanno partecipato”.

Quali difficoltà hai incontrato? “La difficoltà più grande è stata quella di fissare una data per il caricamento del container perché veniva continuamente spostata, a causa degli scioperi o del maltempo. Ringrazio il comune di Camogli che ha messo a disposizione lo spazio. Finalmente è partito via mare ed è arrivato in un paese vicino, la Cosa d’Avorio. Da qui è stato caricato su un treno per arrivare in Burkina Faso, ma nel frattempo c’è stato un colpo di stato e solo quando la situazione si è aggiustata, il treno è potuto ripartire. Il container ha impiegato in tutto 7 mesi per arrivare a destinazione! Ma non era finita: abbiamo dovuto pagare anche la dogana, anche se come associazione non avremmo dovuto. Abbiamo lottato tanto, ma alla fine la situazione si è sbloccata solo quando un caro amico di Silvia e Renzo ha versato una grossa somma per la dogana e io lo ringrazio ancora tanto”.

Quale motivo ti ha portato qui in questo periodo? “Io vengo in Italia quasi sempre in marzo o aprile per approfittare della primavera, lavorare un po’ e creare degli eventi con gli amici della Val Chiusella in Piemonte, di Belluno e di Camogli. Gli eventi servono per farci conoscere e raccogliere fondi che ci bastano per andare un anno e per realizzare nuovi progetti  locali per la formazione. Servono anche per gestire gli imprevisti delle donne che arrivano in emergenza e vanno portate all’ospedale. Ho scelto questo periodo perché la scuola è chiusa e le donne tengono i bambini con sé quando vanno a lavorare nei campi”.

Come può mettersi in contatto con te chi ti vuole conoscere o vuole fare un’offerta per i prodotti che hai portto dall’Afria, acquistare il libro L’uomo dal cuore bambino o desidera anche semplicemente conoscerti? “Mercoledì 17 alle ore 21 nel ridotto del Teatro Sociale di Camogli ci sarà la proiezione di un documentario in francese con traduzione simultanea. Per mettersi in contatto con me c’è il numero italiano 33516026284 anche con WhatsApp, il sito associationuselle e ancora la mail mankenda.clem@gmail.com..

Come possiamo aiutare la struttura da lontano? “I contributi con la causale  ‘Donazione pro ACP Garferie Renzo Bez’ possono essere versati sul c/c bancario  Banca Sella con l’ IBAN IT35M03268223000CA016665286. Ogni spesa sostenuta sarà documentata via fax o mail mentre lettere e fotografie saranno inviate alle insegnanti della Scuola Primaria di Camogli che già ho incontrato per instaurare un dialogo interculturale ma soprattutto per ringraziare la Comunità camogliese dell’accoglienza.

 

Più informazioni