Camogli: il farmacista che salvò l'amico ebreo, il grazie delle figlie - LevanteNews
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Camogli: il farmacista che salvò l’amico ebreo, il grazie delle figlie

Una storia rimasta sconosciuta per oltre 70 anni ed oggi svelata da un manifesto funebre. E’ quella della forte amicizia tra un farmacista camogliese, cattolico praticante, il dottor Luigi Amoretti (1901-1964) ed un dentista ungherese ebreo laico, Kalman Kohn (1905-1991).

Chi oggi a Camogli ha i capelli bianchi ricorda la famiglia del dottor Kalman che aveva aperto lo studio medico in piazza Schiaffino; ricorda la moglie cinese Luan Julien (1910-2001) e le sue bellissime figlie Gisella e Anna.

Sono proprio le due figlie che hanno svelato, attraverso un manifesto, questa meravigliosa amicizia e la determinazione del dottor Amoretti nell’aiutare l’amico. Lo hanno fatto in occasione della morte, nei giorni scorsi a Recco, di Giuliana, 81 anni, figlia del farmacista, ultima della numerosa famiglia Amoretti.

In un manifesto, dopo avere ricordato i componenti della famiglia  Amoretti, scrivono:

“L’amicizia fraterna fra Luigi Amoretti e nostro padre, il dottor Kalman Kohn ci ha salvato dall’esilio e ci ha permesso di ricostruire una nova vita nella nostra nuova patria”.

Ne parliamo con Gisella Kohn, figlia del dottor Kalman che vive con la famiglia a Roma ed è in questi giorni in vacanza nella casa di famiglia a Camogli.

Quando è nata l’amicizia tra Kalman e Luigi? “Non l’ho mai chiesto a mio padre. Lui nato nel 1905, con l’affermarsi del nazismo lasciò l’Ungheria ed andò a studiare medicina a Vienna. Quando il clima politico si inasprì anche in Austria, si trasferì a Modena e successivamente a Bologna: luoghi dove un ebreo poteva vivere in un clima più aperto e senza discriminazioni. Alloggiava in una camera in affitto nella casa di un operaio. Frequentava l’università e supponiamo che in quel periodo abbia conosciuto Amoretti e sia nata tra loro una grande amicizia”.

Poi l’arrivo a Camogli? “Abitava presso una vedova che tutti chiamavano Beditta al primo piano di un appartamento del  carruggio a levante del lungomare. Lavorava in uno studio dentistico in piazza Campetto a Genova e con Amoretti faceva la bella vita. Andavano a vedere le partite allo stadio, giocavano a carte, andavano a ballare sulla terrazza di Portofino Vetta”.

Suo papà riuscì a rivedere la famiglia in Ungheria? “Lo fece dal 25 al 29 maggio del 1938, lui ebreo e laico, rientrò in patria insieme ad Amoretti a cui voleva far conoscere la sua famiglia. Amoretti da cattolico praticante quale era partecipò al Congresso eucaristico che si svolgeva a Pudapest. Mio padre gli fece conoscere i suoi, che lo ospitarono. Ma Amoretti, la sera, disse che senza un crocifisso appeso sopra al letto, come nella sua camera a Camogli, non riusciva a dormire. Mio padre si recò allora dai vicini di casa, che erano cristiani e chiese loro in prestito un crocifisso che appese con un chiodo alla parete della camera dell’ospite. Un episodio che spiega la grande amicizia che intercorreva tra i due”.

Poi le leggi razziali imposero agli ebrei stranieri di lasciare immediatamente l’Italia. “In aiuto agli ebrei agiva la Delasem, Delegazione per l’assistenza agli emigrati ebrei. In particolare a Genova un funzionario siciliano della Questura, Carmelo Sbezzi, cavaliere della Corona e responsabile dell’ufficio politico e passaporti, aiutava gli ebrei insabbiando le denunce dei delatori, avvertendoli del loro imminente arresto o fornendo materiale per falsificare i passaporti”.

Suo padre? “Fu imbarcato come medico di bordo sulla nave ‘Conte Biancamano’ diretta in Oriente. Non sbarcò in Giappone, Paese alleato della Germania, ma giunse in Cina, Nazione mai stata antisemita. Dopo varie traversie arrivò a Chengtu capitale dello Szechwan. Trovò lavoro alla West Union University realizzata da americani, inglesi e canadesi”.

In quel periodo conobbe sua mamma Luan Julien? “Sì. Era cardiologa. Figlia di un padre illuminato che in una Cina medievale fece studiare lei e le sorelle; il nonno era un noto filosofo. Gli uomini occidentali erano mal visti perché si sposavano con le cinesi, ma al momento opportuno abbandonavano loro e i figli per tornare in patria. Mio padre se ne è innamorato; lei respingeva il suo corteggiamento occidentale, i suoi inviti, i suoi mazzi di fiori. Una chiusura totale. Capì allora che doveva conquistarla standole vicino, come collega, con la sua capacità di capire, la sua sensibilità, la sua naturale capacità di piacere alla gente. Alla fine le promise di restare in Cina se lei avesse accettato di sposarlo. Dopo avere riflettuto lei fu d’accordo e quindi si sposarono nel 1946 e dopo un anno nacqui io”.

Cosa è successo nel frattempo? “I miei nonni paterni sono morti di malattia, ma il resto della famiglia è stato sterminato nei lager nazisti ad eccezione di un fratello sopravvissuto perché particolarmente robusto. Lo rivedrà a Roma all’aeroporto di Fiumicino nel 1963.  Le lettere non arrivavano; solo in alcuni casi ma in forte ritardo”.

Intanto Mao assume il potere. Siamo nel 1949. “E gli uomini occidentali bianchi devono fuggire. In fretta. Parte un telex per Amoretti in cui mio padre annuncia l’arrivo, dopo dieci anni, via nave in Italia. Le informazioni sono complicate. Luigi Amoretti mobilia un fratello che lavora in porto a Genova ed è in grado di avere l’elenco dei passeggeri in arrivo in Italia dalla Cina. Finalmente, siamo a metà dicembre, in un elenco figura il nome di Kalman Kohn. La nave non farà scalo a Genova, ma a Napoli”.

E allora? “Amoretti, che nel frattempo si è sposato con l’insegnante Antonietta Ciliento ed è diventato papà di due bambine, Giuliana e Franca, non ha dubbi. Chiama Banirio, l’unico tassista del paese, e gli chiede di accompagnarlo a Napoli. Un viaggio lunghissimo. Attracca la nave, Amoretti chiede di vedere il suo amico. Gli viene risposto di no, perché i passeggeri devono essere internati in un campo per effettuare la quarantena. Luigi cerca di contattare le sue amicizie politiche che fanno capo alla DC del tempo e al mondo ecclesiastico. E’ determinato a offrire una nuova possibilità di vita all’amico. A riportarlo a Camogli”.

Riesce nell’intento? “Sì. Raggiunge il comandante della Capitaneria di porto e lo convince. Ad un patto. Amoretti dovrà firmare una dichiarazione in cui si prende carico, per tutta la vita, anche economicamente, del mantenimento della famiglia Kohn. Lo fa senza esitare. Così tutti salgono sul taxi di Banirio e lasciano Napoli diretti in Liguria”.

Ha potuto trascorrere il Natale a Camogli? “Giuliana Amoretti, che allora aveva otto anni, ricordava che attendeva l’arrivo di papà nella casa di Beditta. Non c’erano telefoni e non si sapeva a che ora saremmo arrivati. Era il 24 dicembre 1949 e quando ci vide arrivare Giuliana pensò che io fossi Gesù bambino, mia mamma la Madonna e papà San Giuseppe”.

Quindi il dottor Kohn riprese l’attività? “Ottenere la residenza fu facile perché aveva già vissuto in paese. Maggiori furono le difficoltà per ottenere la cittadinanza ma grazie all’aiuto di Amoretti vi riuscì. Acquistò la casa di piazza Schiaffino che abbiamo ancora oggi e vi aprì lo studio dentistico. Mia mamma non conosceva una parola di italiano, anche se dopo il nostro trasferimento a Roma fu abilitata alla professione e riprese ad esercitare come medico. La nostra e la famiglia Amoretti erano molto amiche. Quando il 31 agosto del 1964 Luigi morì improvvisamente, mio padre provò un grande dolore; per lui scrisse un articolo pubblicato sul giornale dei frati benedettini del monastero di San Prospero”.

La storia di una grande amicizia che ha sfidato, due dittature, quella nazifascista e quella di Mao riuscendo a sottrarsi alle loro persecuzioni. “Con mia sorella Anna ci chiediamo cosa sarebbe stato di nostro padre e di noi senza Amoretti. Ogni volta che salivo a Camogli mi incontravo con Giuliana e rievocavamo la bella amicizia tra le nostre famiglie. Oggi morta anche Giuliana, abbiamo voluto rivolgere un ringraziamento pubblico al loro grande papà”.

Nelle foto: Gisella Kohn; Luigi Amoretti e Kalman Kohn; Luan Julien; Beditta; Anna e Gisella con la mamma;  Le sorelle Amoretti e Kohn sulla spiaggia di Camogli con Luan Julien; il matrimonio tra Luan Julien e  Kalman Kohn; i coniugi Kohn e le sorelle Amoretti a San Lorenzo a Genova