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Piana dell'entella

Diga Perfigli: fronte unito di Comuni, proprietari e associazioni

"Soltanto un grave motivo di sicurezza pubblica potrebbe bloccare l'iter, ad oggi non lo riscontriamo". Le speranze di evitare la muraglia sono affidate alla sola Soprintendenza

Il confronto tra istituzioni, forze politiche e cittadini intorno alla lunga e complessa vicenda della “diga Perfigli” si fa sempre più acceso. In attesa della decisione della Soprintendenza in merito all’apposizione del vincolo sul seggiun, l’argine di epoca napoleonica, e sulla piana dell’Entella e due settimane dopo l’incursione delle ruspe sui terreni privati, effettuata senza alcun preavviso da parte della ditta aggiudicatrice dei lavori, ieri sera in diretta ai microfoni di Telepace si sono ritrovati associazioni, comitati civici, proprietari e Comuni coinvolti (ossia Chiavari, Lavagna, Cogorno, Carasco e Leivi). Dall’orto della carità del Mato Grosso, tutti uniti per affermare le ragioni della propria contrarietà alla realizzazione di un’opera a loro avviso dall’impatto devastante e superata dal tempo. Anche se, stando agli ultimi sviluppi, ormai in dirittura d’arrivo.

“Probabilmente siamo fuori tempo massimo”- sostiene il sindaco di Lavagna, Gian Alberto Mangiante – l’autorità amministrativa competente, il Tribunale delle Acque, ha identificato l’atto conclusivo dell’iter nella delibera della Provincia risalente al novembre 2013: era quello a dover essere contestato, anche perchè contenente vizi di legittimità, ravvisabili nella mancata previsione di una commissione di controllo sui lavori e nell’assenza della firma in calce al provvidemento dell’allora presidente di Regione Liguria, Claudio Burlando. Due fatti che hanno fatto ammettere all’attuale presidente Giovanni Toti che l’accordo di programma è privo di valenza giuridica”. Allo stato attuale, il progetto ha tutte le autorizzazioni necessarie, sia dal punto di vista urbanistico che paesaggistico e ambientale. Ma dalla Piana dell’Entella il fronte è compatto e determinato ad opporsi al famigerato “muraglione”.

“Da subito abbiamo iniziato a batterci contro quest’opera, ricorrendo al Tar e al Tribunale Superiore delle Acque la delibera in questione, cosa che ha permesso, ricordiamo, di bloccare tutto per cinque anni e di crescere nel consenso della cittadinanza”, afferma Giovanni Melandri, presidente del Comitato “Giù le Mani dal fiume Entella”.

“Noi siamo sudditi di Genova, ma prima o poi dovrà essere riconosciuto al territorio il diritto all’autodeterminazione. Noi sindaci non fummo chiamati quando fu scelto questo progetto, non siamo stati ascoltati quando qualche mese fa abbiamo revocato l’accordo di programma – dichiara Vittorio Centanaro, sindaco di Leivi -. Esiste un’alternativa valida alla diga Perfigli: un canale scolmatore che a valle della confluenza del torrente Sturla col Lavagna intercetti le acque e le faccia defluire direttamente in mare. Gino Garibaldi, sindaco di Cogorno, rimarca il necessario superamento “dell’obiettivo della messa in sicurezza della piana con quello della mitigazione del rischio idraulico, cioè la salvaguardia dalle piene centennali, che impone una revisione dell’intero progetto e che richiede non la costruzione di un nuovo argine ma la risistemazione del vecchio seggiun napoleonico”.

Sottoscrive quanto detto dai colleghi delle altre amministrazioni Silvia Stanig, sindaco facente funzioni di Chiavari: “Stiamo parlando di un’opera che devasterebbe la piana e senza fondamento giuridico, considerato che il relativo accordo di programma è stato riconosciuto non avere alcuna efficacia. Chiavari mantiene la sua posizione di contrarietà a questo scellerato progetto. Alla sua voce si unisce quella di Antonio Segalerba, presidente del consiglio comunale di Chiavari e consigliere metropolitano, più volte accusato di non aver fatto abbastanza per rappresentare le esigenze del territorio in sede di Città Metropolitana: “Deve essere rivista tutta la pianificazione. Il caso del torrente Rupinaro, per il quale siamo passati dal progetto di innalzamento degli argini e abbassamento del letto a quello di un canale scolmatore (galleria ai piedi della collina di Leivi che scarica a mare le acque in piena), è un esempio di una virtuosa ipotesi che permette una totale messa in sicurezza dell’area, garantendo un impatto non invasivo sul territorio. questo consiglio metropolitano ha attuato decisioni assunte in precedenza, non c’è mai stata un’espressione politica che abbia mai potuto dire qualcosa in merito”.

C’è ancora modo di fermare l’opera? Laura Repetto, consigliere delegato ai lavori pubblici di Città Metropolitana, risponde che “nessuna autorità pubblica ha mai ritenuto di sospendere l’opera per qualsiasi motivo. L’autotutela è prevista per gli atti amministrativi, questo è invece un progetto giunto nella fase operativa e non è più un atto amministrativo. Soltanto un grave motivo di sicurezza pubblica potrebbe bloccare l’iter, ad oggi non lo riscontriamo. L’accordo di programma da cui i Comuni si stanno sfilando non riguarda i lavori nè l’eventuale apposizione del vincolo avrebbe il potere di fermarli”.

Ma in cosa consiste il progetto contestato? Racchiudere tra due argini in cemento armato alti 4 metri il tratto finale del fiume Entella, dalla foce fino al Ponte della Maddalena, per poco più di un kilometro e mezzo, in una linea continua sulle due sponde, di Chiavari e di Lavagna, per una spesa complessiva di oltre 5 milioni di euro. Può essere definito così il primo stralcio del primo lotto dell’opera, finalizzato a mettere in sicurezza dalle piene cinquatennali una parte dell’abitato di Lavagna, che passerà da zona rossa a gialla. Il progetto prevede anche un secondo lotto, da erigere a monte del Ponte della Maddalena.