Porto Venere: "Il Comune non può vendere la Crocetta; le ragioni" - LevanteNews
LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
Base d'asta 66.458 euro

Porto Venere: “Il Comune non può vendere la Crocetta; le ragioni”

Un antico oliveto, macchia mediterranea, un rudere, un secolare muro di contenimento definito ciclopico per le proporzioni, macchinari di una lontana epoca dell'industria estrattiva, un sentiero

palmaria

Da Stefano Deliperi per “Gruppo d’Intervento Giuridico odv”

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato una specifica istanza (10 gennaio 2022) per inibire l’alienazione – prevista mediante asta pubblica il prossimo 31 gennaio 2022 – di un sito di grande interesse ambientale, paesaggistico e storico-culturale in località Crocetta, in Comune di Porto Venere (SP).

Un antico oliveto, macchia mediterranea, un rudere, un secolare muro di contenimento definito ciclopico per le proporzioni, macchinari di una lontana epoca dell’industria estrattiva, un sentiero che si presterebbe a divenire un itinerario fra natura e storia, a due passi dal Castello.

Le motivazioni della prevista alienazione sembrano sempre le solite: far cassa, certo importante per un piccolo Comune.  66.458,50 euro a base d’asta.

Ma non si può cercare di far quattro soldi con la propria storia, con un pezzo della propria identità

Il GrIG ha coinvolto il Ministero della Cultura, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Genova, lo stesso Comune di Porto Venere e ha informato in via preventiva la Procura della Repubblica presso il Tribunale di La Spezia.

Il secolare muro di contenimento, i beni di archeologia industriale, lo stesso contesto dell’oliveto storico possono rivestire le caratteristiche di “beni culturali” (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) ed essendo di proprietà pubblica non possono essere alienati prima della relativa verifica da parte della competente Soprintendenza.

Se è vero che la Soprintendenza genovese si è già espressa sul rudere diroccato presente, escludendone il rilievo culturale (nota prot. 4593 del 20 dicembre 2017), nulla emerge riguardo il colossale muro di contenimento, gli antichi macchinari industriali, lo storico oliveto.

Circa un anno fa giungeva, sempre su istanza GrIG (2 gennaio 2021), la missiva della Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Genova (nota prot. n. 105 del 7 gennaio 2021) a bloccare l’alienazione prevista di una porzione di Piazza Spallanzani, all’incrocio fra Via Vittoria e Via Colonna, nel centro storico di Porto Venere, inserita nell’aggiornamento del piano delle alienazioni immobiliari e delle valorizzazioni 2021-2023,  approvato dal Consiglio comunale con la deliberazione n. 58 del 22 dicembre 2020.

La Soprintendenza genovese era stata chiarissima: “Trattandosi di immobili di proprietà pubblica aventi più di settanta anni, tali beni sono sottoposti ope legis alle disposizioni di tutela del D. Lgs. 42/2004 Parte Seconda ‘Beni Culturali’.    Infatti secondo il combinato disposto degli articoli 10 c. 1 e 12 c.1 del D. Lgs. 42/2004, le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, ad altri Enti pubblici territoriali nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro – che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre settanta anni – sono sottoposte alle disposizioni di tutela del patrimonio culturale fino a quando non sia stata effettuata la verifica dell’interesse culturale di cui all’art. 12 c.2.

Fino alla conclusione del procedimento di verifica previsto dall’art. 12 i beni sono inalienabili.

Se il procedimento di verifica si conclude con esito negativo, gli immobili divengono liberamente alienabili ai fini del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Al contrario, se la verifica si conclude con l’accertamento dell’interesse artistico, storico o etnoantropologico l’alienazione del bene è subordinata all’autorizzazione ministeriale disciplinata dall’art. 55 del D. Lgs. 42/2004. Nel caso, infine, venga accertato l’interesse archeologico permarrebbe l’inalienabilità del bene immobile”.

Il caso è analogo e la verifica dell’interesse culturale dev’essere estesa all’intero contesto ambientale-storico del sito, come aveva già affermato la Soprintendenza stessa (“Nel caso …  Comune intendesse procedere a verificare tali aree, la verifica dovrà essere estesa … al fine di compiere un’unica valutazione ad una scala adeguata, evitando più verifiche dilazionate nel tempo di porzioni di per sé poco significative, in un’ottica di razionalizzazione dei procedimenti a carico delle amministrazioni coinvolte”).

Prima di un’adeguata procedura di verifica dell’interesse culturale, insomma, nessuna vendita all’asta.

Logica e buon senso vorrebbero che si procedesse a reperire invece qualche soldo per realizzare una sistemazione del sentiero storico-naturalistico e a sistemare un paio di pannelli illustrativi che realizzerebbero anche un’altra pregevole attrattiva turistica per il litorale di Porto Venere, tutelato con vincolo paesaggistico e vincolo culturale (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), rientrante dal 1997 nel sito Unesco di Porto Venere, delle Cinque Terre e delle Isole (Palmaria, Tino, Tinetto).

Questo sì che sarebbe un vero affare, però per la collettività.

ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com

 

Più informazioni