Il potere di servizio - LevanteNews
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Fiori all'occhiello

Il potere di servizio

scuola di atene (fiori all'occhiello)

“Considerare la maggioranza degli uomini stupida dipende dall’atteggiamento del potere, a seconda che  riponga aspettative più nella stupidità o in altro” (cit. D. Bonhoeffer).

Partendo da questa dissacrante premessa e dalla indubbia complessità dell’argomento, è possibile concepire un individuo, detentore di un pubblico potere, che non lo usi malamente o che non ne abusi avvalendosi proprio di tale concessa autorità?

In parallelo, è ipotizzabile l’anomalia  di un individuo che, esperendo una saggia guida da un ideale di Progresso e di Vita comunI, esprima il potere democratico con  finalità  collettive, mediante un “potere di servizio” (attingendo l’eloquente termine da Platone)?

La narrazione dilemmatica conduce dritta dritta ad una delirante quotidianità, osservabile e qualificabile oltre ogni spuria enunciazione di principi, in cui la presunzione del pronome  personale “io”  predomina su ogni altra declinazione plurale.

L’affermazione  stirneriana, “la mia verità è la verità”, può metaforicamente e liberamente assiemare  taluni comportamenti volti ad esaudire, nei modi e mondi possibili, la fila interminabile di bisogni cui il potere giocoforza soggiace,  da ciò esitandone effetti collaterali  più gravosi delle stesse questioni collettive di cui dovrebbe avere cura.

In questi termini, l’individuo è insano detentore di una coscienza accomodata, in specie quando nell’ esercizio del potere persegue propri sottaciuti obiettivi beneficiando di una rendita di posizione dinanzi ad un popolo asservito e destituito nei fatti di ogni sovranità.

In senso generale,  l’esercizio del potere persevera, come processo ideologizzato, nella inconfessabile tensione di esaudire volontà non sempre dignitose e di trarre un interesse differente da quello di cui si enuncia, caso per caso, convincente promotore.

Talvolta, l’argine etico diviene d’emblée oltrepassato per mezzo dell’inoculamento della necessità, dell’ emergenza, quali forze temporaneamente aggreganti, sulle orme della considerazione di M. Foucault, secondo cui “l’arma più antica del potere resta la paura”.

Il calibro del potere  è implicato anche nel fondamento dell’informazione, determinato dal livello consumistico che il mercato oggi  adotta nel processo di  veicolamento.

In conclusione, é utile e coerente trarre spunto di riflessione dalla considerazione di N. Bobbio per cui “il potere degli interessi economici unito al declino dell’educazione politica o civica dei cittadini può dar vita a una miscela fatale per la democrazia rappresentativa”.

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