Lavagna: "Diga Perfigli, guardare oltre la piana dell'Entella" - LevanteNews
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Lavagna: “Diga Perfigli, guardare oltre la piana dell’Entella”

Il Circolo Cantiere Verde Legambiente si chiede quali interessi si celino negli atteggiamenti della politica riguardo alla Diga Perfigli e invita a guardare oltre, ad avere una visione d'insieme

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Il così detto "seggiun" napoleonico

Dal Circolo Cantiere Verde Legambiente

Andare oltre la Piana dell’Entella! Al recente “blitz agostano delle ruspe” – che ha visto con un’azione fulminea l’allestimento dell’area del cantiere principale sulla Piana dell’Entella – segue ora un “periodo di tregua”: è l’effetto del provvedimento emanato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Genova che sospende, di fatto, i lavori almeno fino al 9 settembre pv.

Restiamo in attesa dei risultati che scaturiranno dalle diverse iniziative messe in campo (tra queste, anche i diversi ricorsi dei proprietari dei terreni, le diffide rivolte a Città Metropolitana, le sanzioni europee), così come aspettiamo le decisioni che vorrà assume il consiglio comunale di Lavagna previsto il 23 agosto pv.

Abbiamo assistito negli ultimi mesi ad un “contraddittorio” che ha avuto quali protagonisti da un lato Città Metropolitana e dall’altro gli amministratori del Tigullio con il sindaco Bucci che esortava i colleghi delle città del levante ligure ad essere più “espliciti”: non a parole, bensì nel compiere “quegli” atti necessari ed indispensabili per bloccare definitivamente l’opera.

La volontà ferrea dichiarata nel voler definitivamente porre la pietra tombale sulla diga Perfigli si scontra evidentemente con una serie di difficoltà, tra queste indubbiamente la fobia della “sindrome Vincenzi” che tende a impaurire e a paralizzare, ma non solo. Gli interessi e gli appetiti che gravitano sull’area dell’Entella lungi dall’essere assopiti sono sempre forti e vigorosi: basti pensare al prolungamento di Viale Kasman sulla sponda chiavarese, ad esempio, ma anche al progetto che prevede l’ennesimo ponte che attraversa il corso d’acqua.

Come spiegare altrimenti una azione politica che si dimostra ambigua e tentennante, intimorita e irascibile, apparente speranzosa nello scovare “quel” cavillo burocratico risolutivo o nel demandare ad una soluzione altra come potrebbe essere il vincolo paesaggistico?

La forte mobilitazione e la pressione esercitata dall’opinione pubblica informata e sensibilizzata negli ultimi mesi dalle associazioni e dai diversi comitati ha sicuramente messo alle corde amministratori e politici che hanno gli occhi dei cittadini puntati addosso.

Notiamo la mancanza di una visione d’insieme anche nella politica locale: la “querelle” che si è sviluppata sulla piana dell’Entella non può rimanere vincolata alla porzione di territorio ora attenzionata, ma deve godere di un orizzonte più ampio nel quale collocare la necessaria complessità che investe la governance del corso d’acqua in un’ottica di tutela, di salvaguardia e, insieme, di promozione di quello che per noi rappresenta un “flusso di vita”. Non a caso la mobilitazione della rete di associazioni ambientaliste, naturalistiche, animaliste, culturali, sociali, sportive e sanitarie che comprende oltre trenta sigle ha posto programmaticamente l’attenzione non solo su un’idea di mitigazione del rischio idrogeologico progettata con tecniche naturalistiche e a basso impatto ambientale, bensì anche sull’attivazione del Contratto di Fiume, sulla tutela e la salvaguardia dell’Oasi faunistica, sulla riqualificazione e sulla rinaturalizzazione del corso d’acqua, sulla valorizzazione del paesaggio agricolo. Senza una tale visione sistemica, le azioni politiche messe in atto risultano frammentate e frammentarie oltre a godere di poca credibilità e sembrano voler rincorrere l’opinione pubblica per timore di perdere consenso piuttosto che sviluppare le idee capaci di anticipare e orientare la pubblica opinione.