Cinque Terre: qualità del mare, le critiche della Comunità - LevanteNews
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Ambiente

Cinque Terre: qualità del mare, le critiche della Comunità

mare 5 terre

Dalla Comunità Marinara Cinque Terre riceviamo e pubblichiamo

Chi va per il nostro mare delle Cinque Terre conosce bene la situazione dell’Area Marina (non) Protetta: ormai quotidianamente olfatto, schiume, bollicine varie ed oggetti multicolor segnalano senza equivoci cosa accade più a fondo.

Acam-Iren metterà mano al portafoglio e farà investimenti nei cinque paesi per mappare tutte le perdite, adeguare e riparare le condotte, posare tratti di tubazione eventualmente mancanti, sistemare e garantire la funzionalità delle reti separate bianche e nere?

Oppure si limiterà a verificare gli scarichi dei cittadini casa per casa?

Noi di Comunità Marinara Cinque Terre abbiamo sollecitato più volte, da anni, progetti volti all’ammodernamento del sistema fognario-depurativo delle Cinque Terre.

Chiediamo condivisione, trasparenza e soprattutto che i finanziamenti del Ministero dell’Ambiente per la mitigazione degli effetti dei mutamenti climatici vadano, come devono, al territorio, investiti necessariamente su queste emergenze ambientali.

Vi invitiamo a leggere e a condividere il nostro Comunicato in allegato.

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L’odore si sente e tante cose si vedono; il pessimo funzionamento delle fognature e ancor più il tranquillo smaltimento dei liquami nel mare davanti casa, è oggi percepito come fatto grave: la sensibilità ambientale delle persone è cresciuta e non sarà facile per chi ne ha la responsabilità tirare ancora a campare.Le condotte fognarie sono in gran parte vetuste, in alcuni tratti paragonabili a colabrodi, i corsi d’acqua devono essere intubati per evitare i divieti di balneazione nelle marine, gli impianti di depurazione nelle Cinque Terre non ci sono e non sono stati mai neppure pensati.

A Riomaggiore si pensa bene di cominciare dai cittadini dove personale incaricato censisce gli scarichi, verifica gli allacciamenti dei servizi igienici con sopralluoghi e coloranti, localizza gli allacci, fa separare dai cittadini le acqua bianche dalle nere: ok!A Monterosso la separazione delle acque bianche dai reflui neri fu a suo tempo intrapresa ma non se ne sa più nulla, ma in compenso si è recentemente costruito un impianto di trattamento, un grigliatore, che non è un depuratore, e che spesso è in panne.

E a Corniglia la tubazione rotta fa bella nostra di sè con una cascatella di liquami,pochi centimetri sopra il pelo dell’acqua del mare nostrum. Infine a Manarola le emissioni odorose dall’impianto di trattamento alla marina allietano turisti e paesani. Ma AcamIren cosa fa?Diranno ai loro dipendenti incaricati,che ora immettono coloranti nei servizi igienici dei Riomaggiore si,di fare altrettanto con le condotte fognarie del loro datore di lavoro? AcamIrenmetterà mano al portafoglio e farà investimenti nei cinque paesi per mappare tutte le perdite, adeguare e riparare le condotte,posare tratti di tubazione eventualmente mancanti, sistemare e garantire la funzionalità delle reti separate bianche e nere….oppure si limiterà a verificare gli scarichi dei cittadini? Correttezza vorrebbe di agire in contemporanea sulle reti (parte pubblica) e sugli allacci (i cittadini): sarebbe il minimo sindacale dovuto alle comunità, considerandole somme per la depurazione che i cittadini da sempre pagano in bolletta. Chi va per mare per lavoro o per diletto, conosce la situazione della nostra Area Marina (non) Protetta: ormai quotidianamente olfatto, schiume, bollicine varie ed oggetti multicolor segnalano senza equivoci cosa accade più a fondo; tutte situazioni che assieme alla consolidata sfiducia in “quelli di competenza” sono, al fresco dei carugi o nelle assolate marine, commentate esternando termini dialettali abituali in Liguria, assai pittoreschi per un uditore non local.

Le soluzioni più o meno innovative di ingegneria della depurazione sono tramandate esclusivamente per via orale mentre non è chiaro (forse?) il ruolo del Parco Nazionale Cinque Terre Area Marina Protetta e pure quello dei tre Comuni. Nel frattempo l’ATO,che se ne dovrebbe probabilmente occupare,pare abbia incaricato di uno studio di larga massima (da anni,mesi… non si sa!) l’importante Azienda Multiregionale AcamIren. Logica vuole che se non ci sono i progetti, non ci sono neppure i finanziamenti, e anche su questo noi di Comunità Marinara CinqueTerre abbiamo chiesto più volte, da anni, notizie, spiegazioni, chiarimenti, precisazioni:nessun riscontro, non ci dicono niente.Sprecati molti preziosi mesi durante la tregua COVID, l’aria che tira sembrerebbe quella di iniziare dai privati e lasciar quietare la Multiregionale responsabile della rete, la stessa che pare si adoperi negli studi di cui si favoleggia; insomma il classico tirare a campare confidando nell’andamento stagionale, nei rimescolamenti di qualche mareggiata e chissà magari, quando non ci saranno i turisti,la gente la smettedi mugugnare! Accade pure che il Ministero dell’Ambiente mette a disposizione, tra gli altri, tre milioni di euro per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e il direttivo del Parco (ci sono pure i Sindaci dei tre Comuni che votano a favore) li destina per riesumare un tunnel abbandonato per oltre 3 Km in rocce probabilmente amiantifere, in gran parte fuori dei confini del Parco, privo di aperture intermedie, da panico claustrofobico per lunghezza ed oscurità, sia per i ciclisti che per i pedoni, infischiandosene di altri tratti del territorio che il Parco sta perdendo (in realtà li perdono irrimediabilmente i cittadini delle Cinque Terre, nell’indifferenza del Direttivo).

Capita infine di sentir dire, anche se non sappiamo nulla di ufficiale, perchè non dicono nulla, e quindi non ne siamo sicuri, che forse, dentro l’oscuro tunnel che si vuole iniziare a resuscitare con i tre milioni di euro (pare non basteranno…), ci passerà un tubone (arieccola la Multiregionale...) che porterà le fognature della sola Monterosso fuori dalle Cinque Terre per depurarle a Levanto. Nell’eventualità che il tubone termini il suo faticoso tortuoso percorso nel depuratore di Levanto, rimane da capire se quell’impianto potrà essere adeguatamente potenziato per le nuove portate,ma è certo che graveranno su Pantalone i maggiori costi delle riaperture del cantiere; eh… la pianificazione (da parte di chi?) questa sconosciuta…Se la storia è questa, si poteva spendere molto ma molto meno semplicemente posando il tubone sul pavimento del tunnel ma, se proprio vogliono la riesumazione in grande stile, se la paghi la Multiregionale AcamIren, oppure se non tocca a loro paghi l’ATO, visto che i cittadini onorano puntualmente le bollette.ATO è l’Ente Pubblico Provinciale competente sul ciclo delle acque potabili e reflue; semplicemente annotiamo che taluni primi cittadini partecipanti a quell’adunanza si esprimono spesso all’unisono sul ruolo strategico delle Cinque Terre e gareggiano per esserne la porta di ingresso turistica, ma fulmineamente si contraddicono nei fatti quando non programmano nulla o quasi per interventi sulle fognature e per la depurazione nei nostri luoghi.I finanziamenti (le palanche) del Ministero dell’Ambiente (ora si chiamano diversamente!) per la mitigazione degli effetti dei mutamenti climatici vadano, come devono, al territorio.