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Cinque Terre: il passito delle grandi occasioni, lo Sciacchetrà

di Olga Sofia Schiaffino

Natale è alle porte! Non potrà certo mancare sulla nostra tavola il Pandolce genovese, basso o alto, a seconda delle nostre preferenze, con uvetta e pinoli: che vino possiamo abbinare?

E’ consigliabile seguire la concordanza dolce/ vino dolce e rimanendo nelle proposte della nostra bella regione, potremmo degustare il passito delle Cinque Terre, lo Sciacchetrà. Un vino prezioso, custodito gelosamente dalle famiglie dei contadini, che faceva parte della dote di una figlia in procinto di sposarsi oppure  che rappresentava il dono per ringraziare il medico o…l’avvocato.

Durante la vendemmia i grappoli di uva bosco, albarola e vermentino  vengono messi ad appassire in modo da far concentrare gli zuccheri presenti nell’acino; dopo la sgranatura manuale, si pigiano non prima di novembre e il mosto si avvia alla fermentazione. Successivamente il vino riposa in caratelli di legno secondo l’usanza locale per almeno un anno. Ha un colore giallo dorato luminoso, sentori che ricordano l’albicocca, il miele di acacia, gli agrumi canditi mentre in bocca la dolcezza è bilanciata da freschezza e sapidità, buona la persistenza e in chiusura spesso si apprezzano note iodate. Purtroppo la produzione è molto limitata, a causa della difficoltà a gestire le vigne a picco sul mare, sostenute dai muretti a secco e dalla fatica di chi si adopera per conservare questa opera mirabile: “quel fiero Sciacchetrà che si pigia nelle pampinose Cinque Terre” – così lo descrisse Gabriele D’Annunzio- possa dunque rallegrare la nostra anima e scaldare il cuore.