Camogli: Festa di San Fortunato e Sagra del pesce - LevanteNews
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Camogli: Festa di San Fortunato e Sagra del pesce

Da Alessandro Ligorati, presidente dell’Associazione Culturale San Fortunato di Camogli, riceviamo e pubblichiamo

L’Associazione Culturale San Fortunato curerà, come tutti gli anni, il suggestivo spettacolo dell’accensione dei falò e la mostra fotografica sulla storia dei falò al Castello della Dragonara.

Di seguito i dettagli:

Sabato 12 maggio, “Festa di San Fortunato”:

– ore 10-18 Mostra fotografica “La storia dei falò” al Castello della Dragonara;

– ore 23.30 (circa) Accensione dei falò dei quartieri Porto e Pineto.

Domenica 13 maggio, “Sagra del pesce”:

– ore 10-18 Mostra fotografica “La storia dei falò” al Castello della Dragonara.

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Il significato del Falò: un po’ di storia.

Il Falò riveste una grandissima importanza per Camogli e la sua tradizione è talmente antica da perdersi nei meandri della storia e della leggenda; il fuoco, quale unico e solo conduttore attraverso i secoli, è riuscito a fondere insieme riti propiziatori, culti pagani e folklore, unendoli in una danza che va a segnare per sempre la storia di questo Paese.

Camogli, quale borgo marinaro, era prettamente abitato da chi aveva scelto il mare come ragione di vita: molti viaggiavano per il mondo, mancando da casa per anni interi, tanti altri ancora vivevano di pesca.
Il mare, nei tempi antichi come ai giorni nostri, era rispettato e temuto, venerato e detestato; non erano poche le persone che non facevano ritorno a casa. Ed è proprio qui che nacque la tradizione dei Falò: come rito propiziatorio, veniva acceso un fuoco sulla spiaggia, alimentato perlopiù da residui della vegetazione circostante, per salutare ed augurare buona pesca ai marinai che partivano per la stagione delle acciughe al largo dell’isola della Gorgona, di fronte alla Toscana.   

Al centro di ogni rogo, veniva issata la bandiera del quartiere che l’aveva predisposto (Lazza, Parmasecca, Isola, Porto, Pinetto, Piazzetta, Risseu, Giandalo, Ponte di Cò, Boschetto).

Passano i tempi e la storia si trasforma da credenza popolare in leggenda.
Durante il secondo dopoguerra, la sferzante voglia di rinascita porta la gente ad abbandonare il vecchio per il nuovo e, tra le altre cose, a disfarsi dei mobili vecchi. È in questo periodo che entrano in scena i Ragazzi del Falò, giovani del paese che, per poche lire, portavano via dalle case tutto ciò che ormai si considerava superfluo. Il tutto con reciproca soddisfazione, di chi finalmente si trovava sgombera la cantina e di chi aveva più legna da ardere in spiaggia nel Falò.

Il giro di boa si completa nel 1968, quando si rende onore alla Barca dell’Aze.
La Barca dell’Aze (o dell’Asino) era usata dai pescatori di Camogli per portare il pescato dalla tonnara in mezzo al mare al paese: dopo ben quarantasei anni di onorato servizio per il Paese, venne tutta riordinata e “vestita” a festa per essere poi bruciata in spiaggia, in modo che venisse omaggiata per tutto il duro lavoro svolto insieme ai pescatori.
Da quel momento in avanti, la tradizione svolta definitivamente.
I Falò di Camogli giungono ad avere forme definite e figurative che, negli anni, grazie all’esperienza dei costruttori, migliorano sempre più avvicinandosi alla realtà: ecco quindi comparire sulla spiaggia un Drago, una Tartaruga, un Mulino e una Ferrari, oltre a tantissimi altri soggetti nati dalle doti manuali dei Camoglini.

A seguito dei cambiamenti dovuti alle leggi ambientali che regolano questo tipo di manifestazione, non è più possibile costruire i Falò con tutto ciò che si trova “inta cantìnn-a”, ma prevalentemente con legna da ardere; il materiale di recupero che si trova non deve essere laccato o verniciato e quindi necessariamente acquistato. In questo modo, costruire i Falò richiede costi molto elevati, sia per la quantità di legna necessaria sia per la qualità richiesta dalla normativa vigente.
Nonostante sopravvivano ormai solo Porto e Pinetto, i Ragazzi dei quartieri sono riusciti a mantenere la tradizione più viva che mai.
Per questi ragazzi, ritrovarsi la sera in spiaggia a piantare la prima penolla con cui iniziare i lavori ha sempre un significato particolare, quasi mistico: ognuno si fa carico della propria parte di storia e di tradizione da tramandare ai bambini e poco importa se, ormai, al Falò viene attribuito un significato puramente folkloristico. L’importante è stare insieme, divertirsi e tenere viva la tradizione del proprio piccolo mondo antico.  Per tutti loro, il giorno del Falò sarà sempre più bello della mattina di Natale!