Gli auguri e l’educazione dei figli

Riceviamo e pubblichiamo:

“Proprio in questi giorni, in occasione degli auguri natalizi della società sportiva di mio figlio, ho ascoltato un encomiabile riflessione rivolta ai bambini, che può sembrare ovvia, ma che, forse, andrebbe più spesso ricordata e non solo ai bambini.

Ad uno stuolo di giovani giocatori di pallone dai 6 ai 12 anni l’allenatore “anziano” ha ricordato che lo sport deve essere per loro un mezzo per divertirsi (al di là dei risultati delle partite), per imparare il valore dell’amicizia per diventare adulti veri e non solo crescere in età, per imparare il rispetto anche e soprattutto verso i genitori. Di primo acchito può sembrare un discorso di rito per il Natale, quando tutti devono essere buoni.

Ma nelle famiglie, luogo deputato per eccellenza all’insegnamento dell’educazione, sono questi i valori che vengono trasmessi? É una mosca bianca questo allenatore? La maggioranza dei giovani non frequenta o non ha mai frequentato questo genere di società sportiva? Almeno questo sembra emergere guardandosi attorno, dall’uscita da scuola dei bambini delle elementari, ai treni frequentati dagli studenti delle superiori. Certo se l’amicizia sembra il loro forte, (ma forse è più istinto gregario?), di sicuro il rispetto reciproco e verso gli altri, senza distinzione di età, non lo è.

A chi è imputabile? A vedere i bambini delle scuole primarie sembrerebbe la logica conseguenza del comportamento delle tante mamme che, per terminare le proprie conversazioni con le “amiche” (?), spesso non prestano nemmeno attenzione a quello che i loro pargoli, magari reduci da 8 ore di lezione, fanno in mezzo alla “folla” all’esterno della scuola. Medesima mancanza di attenzione responsabile, in taluni casi, di certi atteggiamenti ed abbigliamenti di quelli che bambini non sono più (anche se da poco) e che a scuola ci vanno da soli.

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